COSA VISITARE
ALBA FUCENS
Più che per le poche rovine medioevali sopravvissute al terremoto del 1915 (Castello Orsini, la bella facciata della chiesa di S. Nicola col suo ricco tesoro oggi custodito al museo palazzo Venezia a Roma), Massa è nota per il sito archeologico di Alba Fucens i cui scavi hanno avuto inizio nel 1949 per iniziativa dello studioso belga Fernand De Visscher. L'antica città, posta su di un colle dalle tre cime (S. Pietro, S. Nicola, Pettorino), era cinta da possenti mura a cortina continua (III/II sec. a. C.) lungo le quali si aprivano quattro Porte scee, ed era attraversata dalla via Valeria (ancora oggi un cippo miliario indica la distanza da Roma) parallela alla via dei Pilastri, così denominata dai pilastri che reggevano un portico entro il quale erano locali adibiti a botteghe; nella seconda bottega è ancora riconoscibile un Thermopolium (vendita di bevande) con relativa vasca, qui è stata anche ritrovata una Venere oggi al museo di Chieti. Tra queste due strade vi era il Foro con un porticato alle spalle del quale sorgeva la Basilica (epoca sillana), seguita dal Macellum con varie botteghe e, forse, con copertura a cupola. Seguivano le Terme, con bel mosaico d'ingresso ancora visibile, così come gli ambienti del Tepidiarium, Calidarium e Frigidarium che conservano la canalizzazione delle acque che, unitamente alle acque reflue, erano di servizio anche alla Lavanderia. Le terme si concludevano nella Piazza dell'Ercole, dall'imponente quadriportico attraverso il quale, sulla sinistra, si raggiungeva il Teatro con la cavea ricavata dal declivio della collina, e a destra l'Aula di Ercole, nei pressi della quale si rinvenne la gigantesca statua di Ercole, oggi al museo archeologico di Chieti. Più a sud-ovest è un porticato con mosaici e pitture. Infine verso sud è l'Anfiteatro, anch'esso sfruttava il declivio della collina e misurava 96 per 79 m, oggi si riconoscono ancora i parapetti a protezione delle belve lungo il perimetro dell'arena. I nuovi scavi hanno posto in luce alcune abitazioni signorili, una delle quali conserva un bell'affresco nel quale spicca la raffigurazione di un felino. In cima alla collina di S. Pietro sorge la Chiesa benedettina di S. Pietro del XII sec., tra le più belle d'Abruzzo, restaurata dopo il devastante terremoto del 1915. La chiesa sorse utilizzando i resti di un tempio etrusco-italico di Apollo del III sec. a.C., perfettamente rintracciabile nella cripta. La facciata è caratterizzata dalla torre campanaria, ridotta poi in altezza, sulla quale si apre un portale centrale del 1526 e due laterali impostati su rocchi di colonne romane. Tramite poi un secondo portale romanico, i cui battenti originari sono custoditi nel museo dell'Aquila, si accede all'interno della chiesa divisa in tre navate da colonne di ordine corinzio provenienti da un edificio civile dell'antica Alba Fucens. Spicca il bellissimo ambone di stile cosmatesco (XIII sec.) di fronte al quale è il cero pasquale con rocchi di colonne romane e capitello duecentesco. Altro gioiello è la iconostasi sempre di matrice cosmatesca sulla quale si legge la firma dell'autore: Andrea. Notevole è anche l'altare.
INFO: SERVIZI TURISTICI E CULTURALI ALBA FUCENS 0863/449642 Orario apertura: 09.00-13.00, 15.00-20.00.
COSTO VISITA GUIDATA: Da 1 ad 8 persone Euro 20.00- (1 Euro in più su ogni persona aggiunta al gruppo di 8)
COME ARRIVARE: da Ovindoli scendere in direzione Celano, girare al bivio per S.Iona; proseguire per Forme e da qui seguire la segnaletica per Massa d'Albe.
Più che per le poche rovine medioevali sopravvissute al terremoto del 1915 (Castello Orsini, la bella facciata della chiesa di S. Nicola col suo ricco tesoro oggi custodito al museo palazzo Venezia a Roma), Massa è nota per il sito archeologico di Alba Fucens i cui scavi hanno avuto inizio nel 1949 per iniziativa dello studioso belga Fernand De Visscher. L'antica città, posta su di un colle dalle tre cime (S. Pietro, S. Nicola, Pettorino), era cinta da possenti mura a cortina continua (III/II sec. a. C.) lungo le quali si aprivano quattro Porte scee, ed era attraversata dalla via Valeria (ancora oggi un cippo miliario indica la distanza da Roma) parallela alla via dei Pilastri, così denominata dai pilastri che reggevano un portico entro il quale erano locali adibiti a botteghe; nella seconda bottega è ancora riconoscibile un Thermopolium (vendita di bevande) con relativa vasca, qui è stata anche ritrovata una Venere oggi al museo di Chieti. Tra queste due strade vi era il Foro con un porticato alle spalle del quale sorgeva la Basilica (epoca sillana), seguita dal Macellum con varie botteghe e, forse, con copertura a cupola. Seguivano le Terme, con bel mosaico d'ingresso ancora visibile, così come gli ambienti del Tepidiarium, Calidarium e Frigidarium che conservano la canalizzazione delle acque che, unitamente alle acque reflue, erano di servizio anche alla Lavanderia. Le terme si concludevano nella Piazza dell'Ercole, dall'imponente quadriportico attraverso il quale, sulla sinistra, si raggiungeva il Teatro con la cavea ricavata dal declivio della collina, e a destra l'Aula di Ercole, nei pressi della quale si rinvenne la gigantesca statua di Ercole, oggi al museo archeologico di Chieti. Più a sud-ovest è un porticato con mosaici e pitture. Infine verso sud è l'Anfiteatro, anch'esso sfruttava il declivio della collina e misurava 96 per 79 m, oggi si riconoscono ancora i parapetti a protezione delle belve lungo il perimetro dell'arena. I nuovi scavi hanno posto in luce alcune abitazioni signorili, una delle quali conserva un bell'affresco nel quale spicca la raffigurazione di un felino. In cima alla collina di S. Pietro sorge la Chiesa benedettina di S. Pietro del XII sec., tra le più belle d'Abruzzo, restaurata dopo il devastante terremoto del 1915. La chiesa sorse utilizzando i resti di un tempio etrusco-italico di Apollo del III sec. a.C., perfettamente rintracciabile nella cripta. La facciata è caratterizzata dalla torre campanaria, ridotta poi in altezza, sulla quale si apre un portale centrale del 1526 e due laterali impostati su rocchi di colonne romane. Tramite poi un secondo portale romanico, i cui battenti originari sono custoditi nel museo dell'Aquila, si accede all'interno della chiesa divisa in tre navate da colonne di ordine corinzio provenienti da un edificio civile dell'antica Alba Fucens. Spicca il bellissimo ambone di stile cosmatesco (XIII sec.) di fronte al quale è il cero pasquale con rocchi di colonne romane e capitello duecentesco. Altro gioiello è la iconostasi sempre di matrice cosmatesca sulla quale si legge la firma dell'autore: Andrea. Notevole è anche l'altare.
INFO: SERVIZI TURISTICI E CULTURALI ALBA FUCENS 0863/449642 Orario apertura: 09.00-13.00, 15.00-20.00.
COSTO VISITA GUIDATA: Da 1 ad 8 persone Euro 20.00- (1 Euro in più su ogni persona aggiunta al gruppo di 8)
COME ARRIVARE: da Ovindoli scendere in direzione Celano, girare al bivio per S.Iona; proseguire per Forme e da qui seguire la segnaletica per Massa d'Albe.
AVEZZANO
Avezzano a 698 m. s.l.m. È situato alle falde del monte Salviano, dal quale si domina, in uno scenario incomparabile, a nord-ovest il bacino del Salto ì, a nord-est la piana del Fucino. Probabilmente fu fondata dagli Albensi, dopo la rovina di Albe, ma sembra accreditata l'ipotesi che fa risalire le sue origini ai Fucensi e precisamente ai vari centri abitati sorgenti sulle rive del Fucino che, desiderosi di una vita comune, decisero di costruire un nuovo centro in località Pantano dove sorgeva un tempio consacrato al dio Giano. Dalla venerazione di tale dio e dal mondo e dal modo di salutarlo “Ave Iane”, trassero l'appellativo Aveianum che fu poi trasformato in Avezzano. Le origini di Avezzano si sovrappongono alle vicende che nel corso dei secoli hanno interessato la Marsica. A condizionare pesantemente la vita e l'insediamento dell'uomo in tutta l'area è stata soprattutto la presenza del lago e, dopo il suo prosciugamento, allo sfruttamento delle terre emerse. Per diciotto secoli, dall'imperatore Claudio al duca Torlonia, ingegni e tecniche sono stati usati per il suo prosciugamento. Pare che il prosciugamento del lago risalga a Giulio Cesare, ma fu attuato dall'imperatore Claudio che inviò migliaia di schiavi i quali scavarono una galleria lunga 5653 metri con circa 40 pozzi verticali e 8 gallerie inclinate necessarie per l'areazione, il trasporto del materiale e l'accesso degli operai. I lavori furono portati avanti nel 114 d.C. Dall'imperatore Traiano e più tardi Adriano riuscì a ridurre la superficie del lago. Con la decadenza dell'impero romano la Marsica subisce le invasioni dei Goti, dei Greco-Bizantini, dei Borgognoni, degli Alemanni e la popolazione fugge dalle città saccheggiate e distrutte. In questo stato di abbandono e di incuria del territorio il lago ritorna agli antichi livelli. Tra il 1824 e il 1845 Afan De Rivera, ministro dei lavori pubblici del regno di Napoli, tenta il ripristino dell'emissario di Claudio e la bonifica di tutta la zona, ma la sua morte improvvisa blocca i lavori e aumenta la protesta popolare per la crescita del livello dell'acqua. I lavori avevano richiamato ad Avezzano migliaia di tecnici e operai con le relative famiglie e quindi nel giro di qualche decennio la città si trasforma con l'apertura di bar, ristoranti, trattorie; vengono potenziate fogne e strade, si abbandonano le vecchie case e si edifica intorno a piazza Aia, l'attuale piazza Torlonia. Nel 1850 viene fatta una società a prevalente capitale privato che si accolla tutte le spese per il prosciugamento del lago in cambio della proprietà della terra. Di questa società faceva parte Alessandro Torlonia che nel 1854 da solo possedeva metà delle azioni. Al grido di “o il Fucino asciuga Torlonia, o Torlonia asciuga il Fucino” nell'aprile del 1862 l'emissario era compiuto. Non rimaneva che bonificare la zona, pur tra mille difficoltà. Il Fucino che ha una superficie di 14.000 ettari, fu diviso in circa 500 appezzamenti: 100 ettari furono conservati alla casa Torlonia come tenuta padronale, tutto il resto fu dato in affitto. Nell'ottocento divenne pertanto il centro più importante della Marsica. Dal punto di vista turistico Avezzano non può certo definirsi una città artistica, dal momento che, dopo il terremoto del 1915 non è rimasto in piedi nulla del nucleo originario. Il centro della città è Piazza Risorgimento su cuisi affaccia la Cattedrale di San Bartolomeo, in pietra bianca con interno a tre navate a croce latina, sul cui fianco destro in fondo è il campanile. Seguendo il fianco destro della cattedrale percorrendo via Marconi si arriva in Piazza del Municipio su cui prospetta il palazzo Municipale nel cui seminterrato c'è il Museo Comunale. A destra della piazza si apre la vasta Piazza Torlonia occupata dalla Villa Comunale nel cui fondo è il Palazzo Torlonia sede dell'Ente Fucino. Proseguendo lungo il lato della Villa si giunge al Castello Orsini edificato nel 1490 da Virginio Orsini sui resti di preesistenti torri e cinte murarie, fu trasformato nel 1546 in residenza fortificata da Marcantonio Colonna. Era a pianta quadrata con torrioni cilindrici sporgenti e un monumentale portale, rimasto indenne, costruito dii Colonna a ricordo della battaglia di Lepanto contro i Turchi. Sul lato destro della piazza è la chiesa di San Giovanni, sul cui fianco è inserito il portale romanico composto da vari frammenti lapidei provenienti da altre chiese distrutte da terremoto del '15. Da vedere ancora in località Borgo Incile, il Parco archeologico dei cunicoli di Claudio con i resti delle opere e delle attrezzature usate per il prosciugamento del lago Fucino; le Grotte di Ciccio Felice, luogo di soste occasionali dei cacciatori del paleolitico superiore, contenevano materiale ceramico appartenente alla cosiddetta cultura subappenninica e presentano tuttora grossi blocchi di pietra squadrati che, unitamente a numerosi ex voto, documentano che la grotta fu adibita a luogo di culto dal VII al I secolo a.C.; nelle vicinanze, la chiesa della Madonna di Pietracquaria, protettrice della città.
Avezzano a 698 m. s.l.m. È situato alle falde del monte Salviano, dal quale si domina, in uno scenario incomparabile, a nord-ovest il bacino del Salto ì, a nord-est la piana del Fucino. Probabilmente fu fondata dagli Albensi, dopo la rovina di Albe, ma sembra accreditata l'ipotesi che fa risalire le sue origini ai Fucensi e precisamente ai vari centri abitati sorgenti sulle rive del Fucino che, desiderosi di una vita comune, decisero di costruire un nuovo centro in località Pantano dove sorgeva un tempio consacrato al dio Giano. Dalla venerazione di tale dio e dal mondo e dal modo di salutarlo “Ave Iane”, trassero l'appellativo Aveianum che fu poi trasformato in Avezzano. Le origini di Avezzano si sovrappongono alle vicende che nel corso dei secoli hanno interessato la Marsica. A condizionare pesantemente la vita e l'insediamento dell'uomo in tutta l'area è stata soprattutto la presenza del lago e, dopo il suo prosciugamento, allo sfruttamento delle terre emerse. Per diciotto secoli, dall'imperatore Claudio al duca Torlonia, ingegni e tecniche sono stati usati per il suo prosciugamento. Pare che il prosciugamento del lago risalga a Giulio Cesare, ma fu attuato dall'imperatore Claudio che inviò migliaia di schiavi i quali scavarono una galleria lunga 5653 metri con circa 40 pozzi verticali e 8 gallerie inclinate necessarie per l'areazione, il trasporto del materiale e l'accesso degli operai. I lavori furono portati avanti nel 114 d.C. Dall'imperatore Traiano e più tardi Adriano riuscì a ridurre la superficie del lago. Con la decadenza dell'impero romano la Marsica subisce le invasioni dei Goti, dei Greco-Bizantini, dei Borgognoni, degli Alemanni e la popolazione fugge dalle città saccheggiate e distrutte. In questo stato di abbandono e di incuria del territorio il lago ritorna agli antichi livelli. Tra il 1824 e il 1845 Afan De Rivera, ministro dei lavori pubblici del regno di Napoli, tenta il ripristino dell'emissario di Claudio e la bonifica di tutta la zona, ma la sua morte improvvisa blocca i lavori e aumenta la protesta popolare per la crescita del livello dell'acqua. I lavori avevano richiamato ad Avezzano migliaia di tecnici e operai con le relative famiglie e quindi nel giro di qualche decennio la città si trasforma con l'apertura di bar, ristoranti, trattorie; vengono potenziate fogne e strade, si abbandonano le vecchie case e si edifica intorno a piazza Aia, l'attuale piazza Torlonia. Nel 1850 viene fatta una società a prevalente capitale privato che si accolla tutte le spese per il prosciugamento del lago in cambio della proprietà della terra. Di questa società faceva parte Alessandro Torlonia che nel 1854 da solo possedeva metà delle azioni. Al grido di “o il Fucino asciuga Torlonia, o Torlonia asciuga il Fucino” nell'aprile del 1862 l'emissario era compiuto. Non rimaneva che bonificare la zona, pur tra mille difficoltà. Il Fucino che ha una superficie di 14.000 ettari, fu diviso in circa 500 appezzamenti: 100 ettari furono conservati alla casa Torlonia come tenuta padronale, tutto il resto fu dato in affitto. Nell'ottocento divenne pertanto il centro più importante della Marsica. Dal punto di vista turistico Avezzano non può certo definirsi una città artistica, dal momento che, dopo il terremoto del 1915 non è rimasto in piedi nulla del nucleo originario. Il centro della città è Piazza Risorgimento su cuisi affaccia la Cattedrale di San Bartolomeo, in pietra bianca con interno a tre navate a croce latina, sul cui fianco destro in fondo è il campanile. Seguendo il fianco destro della cattedrale percorrendo via Marconi si arriva in Piazza del Municipio su cui prospetta il palazzo Municipale nel cui seminterrato c'è il Museo Comunale. A destra della piazza si apre la vasta Piazza Torlonia occupata dalla Villa Comunale nel cui fondo è il Palazzo Torlonia sede dell'Ente Fucino. Proseguendo lungo il lato della Villa si giunge al Castello Orsini edificato nel 1490 da Virginio Orsini sui resti di preesistenti torri e cinte murarie, fu trasformato nel 1546 in residenza fortificata da Marcantonio Colonna. Era a pianta quadrata con torrioni cilindrici sporgenti e un monumentale portale, rimasto indenne, costruito dii Colonna a ricordo della battaglia di Lepanto contro i Turchi. Sul lato destro della piazza è la chiesa di San Giovanni, sul cui fianco è inserito il portale romanico composto da vari frammenti lapidei provenienti da altre chiese distrutte da terremoto del '15. Da vedere ancora in località Borgo Incile, il Parco archeologico dei cunicoli di Claudio con i resti delle opere e delle attrezzature usate per il prosciugamento del lago Fucino; le Grotte di Ciccio Felice, luogo di soste occasionali dei cacciatori del paleolitico superiore, contenevano materiale ceramico appartenente alla cosiddetta cultura subappenninica e presentano tuttora grossi blocchi di pietra squadrati che, unitamente a numerosi ex voto, documentano che la grotta fu adibita a luogo di culto dal VII al I secolo a.C.; nelle vicinanze, la chiesa della Madonna di Pietracquaria, protettrice della città.
CELANO
razie alla sua felice posizione la città gode di ampie vedute sulla piana del Fucino. Urbanisticamente è caratterizzata dall'imponente mole del Castello fondato da Pietro da Celano nel XIV sec. E ultimato dai Piccolomini nel secolo successivo. L'edificio consta di un corpo centrale rettangolare con quattro torri quadrate merlate ed è cinto tutt'intorno da una cortina muraria dal perimetro irregolare, intervallata da torrioni cilindrici e torri quadrate. All'interno è un grande cortile porticato con archi a sesto acuto ed un'ariosa loggia al piano superiore con archi a tutto sesto poggiati su colonne con capitelli con il vessillo dei Piccolomini: Nel borgo antico incontriamo: la barocca Chiesa del Carmine con portale romanico del XIII sec. Riccamente decorato e proveniente dalla chiesa di S. Salvatore di Paterno, abbattuta per la ricostruzione della ferrovia; la Collegiata di S. Giovanni Battista (XIII se.) che conserva begli affreschi di scuola toscana del'400, un bel ciborio ligneo a copertura del fonte battesimale e confessionali e coro in legno, di gusto settecentesco. La Chiesa di S. Francesco, fondata dal conte Ruggero da Celano nel1256, con portale del sec. XIV di marmo bianco di scuola aquilana e altare in stile barocco; la Chiesa di S. Angelo fatta ricostruire nel XV da Lionello Acclozzamora ha nel suo interno alcuni altari in marmo colorato di notevole pregio, un organo con una tastiera di legno d'osso del 1575 e una campana installata nel 1631; la Chiesa del Sacro Cuore, aperta al culto nel 1962 è d'arte contemporanea e presenta all'interno una “Via Crucis”, costituita da una serie di tele di artisti famosi;Infine vanno ricordate: la Chiesa della Madonna delle Grazie, alle pendici del monte Tino, una delle più antiche di Celano, fondata intorno al 1100-1200. A un lato della porta principale è un battistero in pietra e una pila dell'acqua santa. Le volte sono a botte e si possono ammirare affreschi di scuola marchigiana. E la Chiesa si S. Maria della Valle costruita tra '400 e '500, con facciata dal bel portale con lunetta affrescata; all'interno la chiesa custodisce, oltre ad affreschi cinquecenteschi, una tavola con Cristo che si avvia al Calvario e il Cireneo opera del Sodoma (XIV sec.). Di gran rilievo è anche il Museo della Preistoria d'Abruzzo alle Paludi di Celano. Nel 1985 fu scoperto alle Paludi di Celano un villaggio dell'età del bronzo (II millennio a.C.) posizionato sulla riva settentrionale del Fucino. La Sovrintendenza Archeologica del Fucino effettuò fino al 1989 una serie regolare di campagne di scavo sia sull'insediamento Palafitticolo sia sulla Necropoli di Tombe a tumulo, l'unica del genere conosciuta in Abruzzo. Data l'importanza del sito archeologico identificato alle Paludi, la Sovrintendenza decise di posizionarvi il Museo della Preistoria d'Abruzzo che è stato costruito tra il 1992 e il 1997 con i fondi dell'Unione Europea, del Ministero per i Beni e l'Attività Culturali e della Regione Abruzzo. Si tratta di un grande tumulo coperto da un tetto-giardino in erba, che prende spunto dalle vicine tombe dell'età del bronzo. All'interno di esso il settore centrale è dedicato al racconto della storia dell'uomo, dalla sua comparsa sulla terra fino alla conquista romana della regione; il lato meridionale della grande costruzione è dedicato ai depositi archeologici ed ai laboratori scientifici in quanto il museo intende assolvere la funzione di formazione e di ricerca. A tale scopo sul lato occidentale del museo c'è una foresteria, capace di 32 posti letto, proprio per permettere la possibilità di effettuare stage e corsi di formazione per archeologici, restauratori, disegnatori, antropologi, guide turistiche ecc. Nell'ala settentrionale del museo trova posto oltre al bar-ristorante una grande ed attrezzata sala convegni utilizzabile sia per la divulgazione dell'archeologia preistorica sia per conferenze o manifestazioni di altro genere.
razie alla sua felice posizione la città gode di ampie vedute sulla piana del Fucino. Urbanisticamente è caratterizzata dall'imponente mole del Castello fondato da Pietro da Celano nel XIV sec. E ultimato dai Piccolomini nel secolo successivo. L'edificio consta di un corpo centrale rettangolare con quattro torri quadrate merlate ed è cinto tutt'intorno da una cortina muraria dal perimetro irregolare, intervallata da torrioni cilindrici e torri quadrate. All'interno è un grande cortile porticato con archi a sesto acuto ed un'ariosa loggia al piano superiore con archi a tutto sesto poggiati su colonne con capitelli con il vessillo dei Piccolomini: Nel borgo antico incontriamo: la barocca Chiesa del Carmine con portale romanico del XIII sec. Riccamente decorato e proveniente dalla chiesa di S. Salvatore di Paterno, abbattuta per la ricostruzione della ferrovia; la Collegiata di S. Giovanni Battista (XIII se.) che conserva begli affreschi di scuola toscana del'400, un bel ciborio ligneo a copertura del fonte battesimale e confessionali e coro in legno, di gusto settecentesco. La Chiesa di S. Francesco, fondata dal conte Ruggero da Celano nel1256, con portale del sec. XIV di marmo bianco di scuola aquilana e altare in stile barocco; la Chiesa di S. Angelo fatta ricostruire nel XV da Lionello Acclozzamora ha nel suo interno alcuni altari in marmo colorato di notevole pregio, un organo con una tastiera di legno d'osso del 1575 e una campana installata nel 1631; la Chiesa del Sacro Cuore, aperta al culto nel 1962 è d'arte contemporanea e presenta all'interno una “Via Crucis”, costituita da una serie di tele di artisti famosi;Infine vanno ricordate: la Chiesa della Madonna delle Grazie, alle pendici del monte Tino, una delle più antiche di Celano, fondata intorno al 1100-1200. A un lato della porta principale è un battistero in pietra e una pila dell'acqua santa. Le volte sono a botte e si possono ammirare affreschi di scuola marchigiana. E la Chiesa si S. Maria della Valle costruita tra '400 e '500, con facciata dal bel portale con lunetta affrescata; all'interno la chiesa custodisce, oltre ad affreschi cinquecenteschi, una tavola con Cristo che si avvia al Calvario e il Cireneo opera del Sodoma (XIV sec.). Di gran rilievo è anche il Museo della Preistoria d'Abruzzo alle Paludi di Celano. Nel 1985 fu scoperto alle Paludi di Celano un villaggio dell'età del bronzo (II millennio a.C.) posizionato sulla riva settentrionale del Fucino. La Sovrintendenza Archeologica del Fucino effettuò fino al 1989 una serie regolare di campagne di scavo sia sull'insediamento Palafitticolo sia sulla Necropoli di Tombe a tumulo, l'unica del genere conosciuta in Abruzzo. Data l'importanza del sito archeologico identificato alle Paludi, la Sovrintendenza decise di posizionarvi il Museo della Preistoria d'Abruzzo che è stato costruito tra il 1992 e il 1997 con i fondi dell'Unione Europea, del Ministero per i Beni e l'Attività Culturali e della Regione Abruzzo. Si tratta di un grande tumulo coperto da un tetto-giardino in erba, che prende spunto dalle vicine tombe dell'età del bronzo. All'interno di esso il settore centrale è dedicato al racconto della storia dell'uomo, dalla sua comparsa sulla terra fino alla conquista romana della regione; il lato meridionale della grande costruzione è dedicato ai depositi archeologici ed ai laboratori scientifici in quanto il museo intende assolvere la funzione di formazione e di ricerca. A tale scopo sul lato occidentale del museo c'è una foresteria, capace di 32 posti letto, proprio per permettere la possibilità di effettuare stage e corsi di formazione per archeologici, restauratori, disegnatori, antropologi, guide turistiche ecc. Nell'ala settentrionale del museo trova posto oltre al bar-ristorante una grande ed attrezzata sala convegni utilizzabile sia per la divulgazione dell'archeologia preistorica sia per conferenze o manifestazioni di altro genere.
ROCCA CALASCIO
Rocca Calascio è il paese più grande dell'Appennino centrale. Si trova nella regione sud orientale del gruppo del Gran Sasso, nell'aquilano. Il borgo, in provincia dell'Aquila, è una frazione del comune di Calascio (1300 m), che dista 3 km. Il territorio di Calascio si estende per circa 16 km, dai 2561 metri in quota del monte Prena ai 598 metri della conca di Capestrano. Nel centro ci sono le Chiese medievali di S. Nicola e S. Franceso. Domina l'abitato della fortezza di Rocca Calacio, fondata intorno al Mille e dotata alla fine del secolo XV di quattro poderose torri cilindriche. Spesso, Rocca Calascio è scelta come base di partenze per escursioni in montagna: dal borgo è possibile infatti raggiungere Santo Stefano di Sessanio, a circa un'ora e mezza di cammino, oppure Castel del Monte, un paese a circa tre ore. Tragitti che permettono di ammirare le bellezze del posto e di incontrare numerose specie rapaci. Più lontano si trova Campo Imperatore, che può essere raggiunta comunque sia a piedi che in auto. COME ARRIVARE: Rocca Calascio fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. - Il borgo è raggiungibile da Roma uscendo al casello L'Aquila est dell'A24 e proseguendo poi verso Barisciano; - Da Pescara, uscendo al casello Bussi-Popoli dell'A25 e continuando poi in direzione dell'Aquila.
Rocca Calascio è il paese più grande dell'Appennino centrale. Si trova nella regione sud orientale del gruppo del Gran Sasso, nell'aquilano. Il borgo, in provincia dell'Aquila, è una frazione del comune di Calascio (1300 m), che dista 3 km. Il territorio di Calascio si estende per circa 16 km, dai 2561 metri in quota del monte Prena ai 598 metri della conca di Capestrano. Nel centro ci sono le Chiese medievali di S. Nicola e S. Franceso. Domina l'abitato della fortezza di Rocca Calacio, fondata intorno al Mille e dotata alla fine del secolo XV di quattro poderose torri cilindriche. Spesso, Rocca Calascio è scelta come base di partenze per escursioni in montagna: dal borgo è possibile infatti raggiungere Santo Stefano di Sessanio, a circa un'ora e mezza di cammino, oppure Castel del Monte, un paese a circa tre ore. Tragitti che permettono di ammirare le bellezze del posto e di incontrare numerose specie rapaci. Più lontano si trova Campo Imperatore, che può essere raggiunta comunque sia a piedi che in auto. COME ARRIVARE: Rocca Calascio fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. - Il borgo è raggiungibile da Roma uscendo al casello L'Aquila est dell'A24 e proseguendo poi verso Barisciano; - Da Pescara, uscendo al casello Bussi-Popoli dell'A25 e continuando poi in direzione dell'Aquila.
SANTO STEFANO IN SESSANIO
Il paese che fu anche il “borgo dei cavalieri”, sorge a 1250 m. s.l.m., alle pendici del Gran Sasso in uno scenario di particolare bellezza. Intorno alla metà del XIII secolo, fu tra i castelli che parteciparono alla fondazione dell'Aquila. Appartenne, fino al XIV sec. , alla baronia di Carapelle; alla fine del XVI sec. Divenne dominio dei Medici dei quali ha conservato, oltre allo stemma, importanti testimonianze stilistico decorative che rimangono a ricordare la vita del centro. L'aspetto è tipicamente medioevale; una torre rotonda, con merlatura e beccatelli, si erge al centro del nucleo originario e tutt'intorno vi sono le case costruite le une a ridosso delle altre. Le vie sono strette e caratteristiche con ripide scalinate e contorni selciati. Le case hanno diversa tipologia: abitazioni rurali, palazzetti rinascimentali, ricchi palazzotti con antistante cortile e tipici esempi di “casa a torre”; inoltre possiamo ammirare tutta una serie di elementi architettonici di notevole pregio: per lo più finestre in pietra finemente scolpita, bifore, portali, mensole per balconi e logge. La Chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano e risalente al XV sec. , conserva una bella statua in legno del protettore e un'altra della Madonna in terracotta, esempio di arte locale del '500. Sulla Piazza Medicea, si trovano un edificio quattro-cinquecentesco, una casa-torre munita di feritoie con orologio e una porta avente alla sommità lo stemma della famiglia Medicea. Presso il vicino laghetto vi è il Santuario della Madonna delle Grazie, che risale al '600. Oggi Santo Stefano è famoso per la produzione delle lenticchie: questo alimento povero, insieme con altri legumi, permise la sopravvivenza di queste genti che vivevano di una modesta economia.
COME ARRIVARE: Uscire da Ovindoli e prendere la SR5BIS in direzione Rocca di mezzo, quindi attraversare Rovere, Rocca di mezzo e poi girare a destra sulla SP38 in direzione Terranera, continuare in direzione L'aquila SR5BIS, Girare sulla SP387 in direzione Cavalletto-Valle D'ocre ed attraversarlo, girare sulla SS17 ed attraversare San Gregorio e Poggio Picenze, proseguire in direzione Barisciano con conseguente attraversamento .
Il paese che fu anche il “borgo dei cavalieri”, sorge a 1250 m. s.l.m., alle pendici del Gran Sasso in uno scenario di particolare bellezza. Intorno alla metà del XIII secolo, fu tra i castelli che parteciparono alla fondazione dell'Aquila. Appartenne, fino al XIV sec. , alla baronia di Carapelle; alla fine del XVI sec. Divenne dominio dei Medici dei quali ha conservato, oltre allo stemma, importanti testimonianze stilistico decorative che rimangono a ricordare la vita del centro. L'aspetto è tipicamente medioevale; una torre rotonda, con merlatura e beccatelli, si erge al centro del nucleo originario e tutt'intorno vi sono le case costruite le une a ridosso delle altre. Le vie sono strette e caratteristiche con ripide scalinate e contorni selciati. Le case hanno diversa tipologia: abitazioni rurali, palazzetti rinascimentali, ricchi palazzotti con antistante cortile e tipici esempi di “casa a torre”; inoltre possiamo ammirare tutta una serie di elementi architettonici di notevole pregio: per lo più finestre in pietra finemente scolpita, bifore, portali, mensole per balconi e logge. La Chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano e risalente al XV sec. , conserva una bella statua in legno del protettore e un'altra della Madonna in terracotta, esempio di arte locale del '500. Sulla Piazza Medicea, si trovano un edificio quattro-cinquecentesco, una casa-torre munita di feritoie con orologio e una porta avente alla sommità lo stemma della famiglia Medicea. Presso il vicino laghetto vi è il Santuario della Madonna delle Grazie, che risale al '600. Oggi Santo Stefano è famoso per la produzione delle lenticchie: questo alimento povero, insieme con altri legumi, permise la sopravvivenza di queste genti che vivevano di una modesta economia.
COME ARRIVARE: Uscire da Ovindoli e prendere la SR5BIS in direzione Rocca di mezzo, quindi attraversare Rovere, Rocca di mezzo e poi girare a destra sulla SP38 in direzione Terranera, continuare in direzione L'aquila SR5BIS, Girare sulla SP387 in direzione Cavalletto-Valle D'ocre ed attraversarlo, girare sulla SS17 ed attraversare San Gregorio e Poggio Picenze, proseguire in direzione Barisciano con conseguente attraversamento .
CHIESE MEDIEVALI
S. MARIA IN VALLE PORCLANETA (MAGLIANO DE’ MARSI)
Apertura: ( su richiesta)
Info: 348 2768926 - 340 7947704 – 0863 517691
Note: Presenta influenze arabo-ispaniche, bizantine e longobarde. Santa Maria fu ricostruita nel XII secolo ad opera di maestranze di scuola cassinese. Ma l’interno, a tre navate divise da archi a tutto sesto, è quello che riserva le sorprese maggiori.Il bellissimo ambone (1150), sulla sinistra della navata centrale e il ciborio nella zona presbiteriale, sono opera di Roberto (autore del ciborio di San Clemente al Vomano) e Nicodemo, celebri maestri intagliatori che hanno creato qui due meravigliosi capolavori architettonici e decorativi.
S. MARIA IN VALLE PORCLANETA (MAGLIANO DE’ MARSI)
Apertura: ( su richiesta)
Info: 348 2768926 - 340 7947704 – 0863 517691
Note: Presenta influenze arabo-ispaniche, bizantine e longobarde. Santa Maria fu ricostruita nel XII secolo ad opera di maestranze di scuola cassinese. Ma l’interno, a tre navate divise da archi a tutto sesto, è quello che riserva le sorprese maggiori.Il bellissimo ambone (1150), sulla sinistra della navata centrale e il ciborio nella zona presbiteriale, sono opera di Roberto (autore del ciborio di San Clemente al Vomano) e Nicodemo, celebri maestri intagliatori che hanno creato qui due meravigliosi capolavori architettonici e decorativi.
CHIESE DI SAN PELLEGRINO E S. MARIA ASSUNTA (BOMINACO)
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: 0862 93764 - 0862 93765
Note: Facenti parte del complesso monastico benedettino di Momenaco, antica denominazione del borgo esistente gia nel X secolo. Il monastero di San Benedetto non era soltanto un luogo di preghiera e di profonda religiosità, ma anche, ad opera degli stessi monaci, un centro di sviluppo e promozione economica e sociale Chiesa di San Pellegrino Eretto per volontà di un re Carlo, forse Carlo Magno, fu poi ricostruito nel 1263 dall’abate Tedino. Nulla all’esterno fa presagire la bellezza della decorazione interna, incentrata su un ciclo di affreschi tra i più interessanti della regione. La narrazione pittorica espone temi della vita di Cristo, della passione di San Pellegrino, episodi dell’Antico e Nuovo Testamento. Chiesa di S. Maria Assunta La Chiesa è a pianta rettangolare, divisa in tre navate da eleganti colonnati con tre absidi sul modello delle prime costruzioni basilicali romaniche. All'interno conserva uno splendido ambone del 1180, la cattedra abbaziale del 1184, l'elegantissimo candelabro del cero pasquale con colonna tortile e bellissimo capitello, il cibe e l'altare datati 1223.
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: 0862 93764 - 0862 93765
Note: Facenti parte del complesso monastico benedettino di Momenaco, antica denominazione del borgo esistente gia nel X secolo. Il monastero di San Benedetto non era soltanto un luogo di preghiera e di profonda religiosità, ma anche, ad opera degli stessi monaci, un centro di sviluppo e promozione economica e sociale Chiesa di San Pellegrino Eretto per volontà di un re Carlo, forse Carlo Magno, fu poi ricostruito nel 1263 dall’abate Tedino. Nulla all’esterno fa presagire la bellezza della decorazione interna, incentrata su un ciclo di affreschi tra i più interessanti della regione. La narrazione pittorica espone temi della vita di Cristo, della passione di San Pellegrino, episodi dell’Antico e Nuovo Testamento. Chiesa di S. Maria Assunta La Chiesa è a pianta rettangolare, divisa in tre navate da eleganti colonnati con tre absidi sul modello delle prime costruzioni basilicali romaniche. All'interno conserva uno splendido ambone del 1180, la cattedra abbaziale del 1184, l'elegantissimo candelabro del cero pasquale con colonna tortile e bellissimo capitello, il cibe e l'altare datati 1223.
S. MARIA AD CRIPTAS (O DELLE GROTTE) - (Fossa)
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)-chiusa a causa del sisma
Info: Tel. 0862 751001
Note: Questa chiesa, risalente alla seconda metà del XIII secolo, fu costruita secondo i canoni dello stile gotico-cistercense. All’interno, ad una sola navata, conserva due dei cicli di affreschi più antichi e meglio conservati del Medioevo abruzzese. Gli affreschi più antichi si fanno risalire alla fine del duecento e sono di scuola benedettina.
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)-chiusa a causa del sisma
Info: Tel. 0862 751001
Note: Questa chiesa, risalente alla seconda metà del XIII secolo, fu costruita secondo i canoni dello stile gotico-cistercense. All’interno, ad una sola navata, conserva due dei cicli di affreschi più antichi e meglio conservati del Medioevo abruzzese. Gli affreschi più antichi si fanno risalire alla fine del duecento e sono di scuola benedettina.
SAN PELINO (Corfinio)
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: Monastero della Visitazione Santa: Tel. 0864 728120
Note: La chiesa ha origini antichissime e la leggenda vuole che sia stata edificata nel IV secolo nel luogo dove era stato rinvenuto il corpo del Santo martire Pelino.
Nel 1075 il vescovo intraprese la riedificazione di questa cattedrale.
Conserva uno splendido ambone e importanti affreschi.
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: Monastero della Visitazione Santa: Tel. 0864 728120
Note: La chiesa ha origini antichissime e la leggenda vuole che sia stata edificata nel IV secolo nel luogo dove era stato rinvenuto il corpo del Santo martire Pelino.
Nel 1075 il vescovo intraprese la riedificazione di questa cattedrale.
Conserva uno splendido ambone e importanti affreschi.
S. PIETRO AD ORATORIUM (Capestrano)
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: Sig.ra Corsi 0862 95320 – 368 7272333
Note: Costruita nell’VIII secolo dal re longobardo Desiderio, fu successivamente trasformata, nel XII secolo, secondo lo stile romanico. L’interno a tre navate conserva un bellissimo ciborio del XII secolo, alle cui spalle si apre il grandioso affresco absidale.
Apertura: Tutti i giorni (su richiesta)
Info: Sig.ra Corsi 0862 95320 – 368 7272333
Note: Costruita nell’VIII secolo dal re longobardo Desiderio, fu successivamente trasformata, nel XII secolo, secondo lo stile romanico. L’interno a tre navate conserva un bellissimo ciborio del XII secolo, alle cui spalle si apre il grandioso affresco absidale.
ABBAZIA DI S. LUCIA ROCCA DI CAMBIO
Apertura: su richiesta-Chiusa a causa del sisma
Info: Pro loco:0862.918107
Note: una chiesetta in stile romanico sita a circa 2 Km dal paese, risale al XII secolo, ed è monumento nazionale. All'interno sono custoditi pregevoli affreschi che risalgono al XII-XIII e rappresentano scene della vita della Santa: della Passione, della Resurrezione e dell'Assunzione di Maria Vergine, nonchè l'Ultima Cena che occupa una intera parete, come potete osservare, nellaparte inferiore della parete stessa.
Apertura: su richiesta-Chiusa a causa del sisma
Info: Pro loco:0862.918107
Note: una chiesetta in stile romanico sita a circa 2 Km dal paese, risale al XII secolo, ed è monumento nazionale. All'interno sono custoditi pregevoli affreschi che risalgono al XII-XIII e rappresentano scene della vita della Santa: della Passione, della Resurrezione e dell'Assunzione di Maria Vergine, nonchè l'Ultima Cena che occupa una intera parete, come potete osservare, nellaparte inferiore della parete stessa.